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Skins

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    hiara
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    jedi
    00 04/08/2008 05:00
    Pelle a pelle
    c'è un filo sottile che distingue un prodottogradevole da un sottoprodotto ridicolo. con skins, il filo si assottiglia. Creato nel 2007 dallo sceneggiatore Brian Elsrey e dal figlio 20enne, si tratta,in apparenza, del tipico teen-movie. I colori sono accesi, violenti, lo scenario è europeo ma non troppo: nella piccola ma vivace Bristol un gruppo di adolescenti compiono le loro immancabili esperienze, tra eccessi determinati, in parte, dall'ossessivo sfuggire alla noia piccolo-borghese del contesto, e delicate ricadute nell'intimismo romantico. C'è un contrasto acerbo tra l'assurdità stereotipata delle vicende e l'estremo realismo dei loro modi di fare: strafottenza, naturalezza, necessità di estraniarsi dalle pazze famiglie, cattiveria fine a sè stessa per "sperimentare", la concezione del sesso come strumento primario di conoscenza del mondo e delle relazioni come un equilibrio precario tra passione (evanescente) e amicizia (più profonda di quello che sembra). C'è molto "drama" nelle vite di queste ragazzini, e lo si percepisce nella recitazione molto British e nei microcosmi sempre estremamente conflittuali.

    A proposito di recitazione: il filo sottile di cui sopra è costituito dall'esistenza di un doppiaggio per sua natura impossibile, che non dovrebbe esistere. Esempio di questo è la pessima resa italiana del personaggio di Cassie, a prima vista odiabile bionda svampita e cretina: nella versione originale l'attrice Hannah Murray la rende complessa, onirica, sfumata, capace di esprimere l'altalenanza psicofisica di una ragazza abbandonata a se stessa e al mostro dell'anoressia.
    Gli interpreti del cast principale sono quasi tutti nati alla fine degli anni '80, e tutti piuttosto credibili (sopra le righe solo per esigenze di copione). Tra loro c'è un volto familiare: un volto che prima era tondo, paffuto, corrucciato e apparteneva a un piccolo attore bravissimo. si tratta di Nicholas Hoult, il Marcus di about a Boy (commedia assai gradevole in cui il suo personaggio era fondamentale e conferiva spessore tragicomico alla storia).
    Oggi, arrivato a un metro e 90 e con un viso angelico e perverso, Hoult inerpreta Tony, il classico "bello stronzo e manipolatore", con una freddezza apparentemente inespressiva ma azzeccata per il ruolo. Troppo "troppo" il personaggio di Tony: eppure ci si chiede se questi stessi stereotipi non siano adottati naturalmente, per sopravvivenza, dai personaggi. Instillati dalla pubblicità, dalla compulsività postmoderna, dal desiderio di essere "contro" altri stereotipi perpetrati da scuola e genitori.
    Dietro le feste e la lascivia permane l'amarezza struggente di chi non sa esprimere neppure le emozioni più elementari, di chi a 17 anni le ha già calcificate dietro maschere e reinvenzioni continue del proprio ego.
    In questo senso l'assurdità di Skins risulta paradossalmente "genuina", esaltata anche da una colonna sonora varia e accativante, tra rock britannico e non, qualche spruzzata di nostalgia e ritmi convulsi.
    Bellissimo (e in parte fuorviante) il trailer promo della seconda stagione, accompagnato da "Nude" dei Radiohead

    www.e4.com/skins/
    i simpatici mi stanno antipatici, i comici mi rendono triste
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    hiara
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    jedi
    00 16/05/2009 16:23
    presa dalla noia ho cominciato a vedere - ora sono quasi alla fine in realtà - la terza stagione di skins (che, ho scoperto, è un termine che sta per "cartine")e forse non avrei dovuto farlo. sarà uno stato d'animo diverso, sarà che il personaggio trainante (la sorella minore del protagonista della prima serie) non mi è mai piaciuto, ma mi pare l'esempio di come spremere fino alla fine una buona idea quando non se ne cava fuori più nulla. forse questa serie -che in alcuni episodi sembra quasi una fotocopia meno genuina delle altre due - potrebbe piacere di più ai ragazzini, che in effetti sono il pubblico target per un prodotto del genere
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