storia e fantasy, un binomio non nuovo ma sempre affascinante, soprattutto se il fantasy chiama in causa strambi personaggi mitologici, favolistici o orrorifici e se la storia è quella con la "S" maiuscola, in questo caso gli ultimi fuochi della dittatura di Franco visti da una postazione sperduta nei boschi della Spagna del 1944.
Il regista Guillermo Del Toro (sempre in bilico tra tentazioni hollywoodiane -"Hellboy", "Blade 2"- e un percorso personale più articolato -"Cronos", "La spina del diavolo") guarda un pò a Spielberg, un pò a Burton (le musiche della prima parte), un pò (ed è la nota migliore del film) a tutto il fantasy anni '80, quello dei pupazzi e delle maschere, delle calzamaglie e dei costumi ("Labyrinth", "La storia infinita", citati da OrangeGoblin non a caso), quando la computer grafica era lontana anni luce. Così l'atmosfera rimane sospesa,costantemente naif (anche per i mezzi decisamente "minori"), tra una realtà fatta di fango e pioggia e un "altrove" decisamente più sfaccettato anche se pieno di insidie. Questo il bello, insieme a una storia che cerca di mantenere i due registri ben visibili: tradimenti, spie, scontri di sangue tra la pattuglia di regime e la resistenza nascosta nel bosco da una parte; tre prove da superare,chiamate direttamente da questo fauno ambiguo e testardo, per diventare "grandi", o per diventare semplicemente "altro", magari una principessa... Ciò che secondo me fa soffrire il film è proprio la mancanza di abilità nel tenere in piedi i due registri: personalmente nonostante un buon inizio ho faticato a entrare nella storia, i cui avvenimenti si susseguono senza trovate particolari, lasciando che il lato "reale" faccia il suo corso e che l'aspetto fantasy (scandito e dichiarato sin dall'inizio dalla successione delle tre prove che la bambina dovrà affrontare) faccia altrettanto, fino all'incontro finale, che nonostante sia tutt'altro che brutto, non riesce a coinvolgere appieno, non riesce a rendere "magico" ciò che dovrebbe esserlo per definizione. Forse l'ingombrante spessore autoriale schiaccia un pò tutto: intendiamoci, i riferimenti, le metafore vanno bene, ci stanno, ma non sembrano voler portare da una parte definita: anche il sacrificio di Isacco ribaltato, e il ribaltamento dell'assunto-base di ogni fantasy (il finale tutt'altro che consolatorio)ma siamo sicuri che sia sufficiente tutto questo?sembra tutto un pò troppo semplice: si prenda per esempio il capitano franchista sadico, simbolo fine a se stesso (gli altri soldati sembra appaiano solo sullo sfondo)o le tre prove da superare, buttate quasi a caso, senza un articolazione fantasy a regolarle (nonostante alcune siano visivamente ben realizzate) ma se così doveva essere Del Toro avrebbe fatto meglio a fare un film per bambini, non una favola nera a cui non interessa se lo spettatore segue il susseguirsi dei suoi avvenimenti o meno.
Non siamo lontani dallo stesso errore che ha fatto Shyamalan recentemente: si può ribaltare il fantasy e le sue convenzioni, o ci si può immergere dentro, ma in ogni caso bisogna saper misurarsi con esso.
voto: 6
[Modificato da zinz@n 15/12/2006 19.50]