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cinemando arte e dintorni

Le conversazioni angeliche di Derek Jarman

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    utente cinemando
    cyborg di protocollo
    00 13/05/2005 08:20
    Parafrasando il titolo di una sua opera, possiamo affermare che il suo cinema è una "conversazione angelica". Un angelico levigato come il ghiaccio su cui non è possibile camminare. Pensate un po': la levigatezza, l'apparante perfezione ed il candore di una distesa di ghiaccio in realtà nascondono un terribile tranello. La perfezione è ruvidezza, attrito.Senza attrito si casca e ci si fa molto male.
    Il cinema di Jarman è una perfetta e bellissima lastra di ghiaccio.
    Un consiglio: cascate e fatevi male con Wittgenstein.



    (da cineforum.bz.it)
    Derek Jarman nasce a Northwood nel Middlesex il 31 gennaio 1942. Pittore, regista, scenografo, scrittore e giardiniere. Questo è Derek Jarman. "Regista della libertà", "sovversivo maestro dell'arte", "pittore della cinepresa", "poeta del cinema", "santo" e "martire". A diversi anni dalla sua morte l'interesse per la sua opera non accenna a diminuire. Da figura di culto Jarman è assurto nell'Olimpo degli Autori anglosassoni. Insieme a Terence Davies, Bill Douglas, e Chris Petit, Jarman è una delle poche voci del cinema indipendente alternativo ad emergere negli anni Settanta e Ottanta. Isolato, condannato a rimanere periferico e underground, costretto a recitare in vita la parte del regista maledetto, ("fuorilegge dello spettacolo" come lo battezza l'"Europeo"), Jarman viene riscattato dalla cronaca che fa di lui un personaggio politico, un attivista per i diritti degli omosessuali, un portavoce della lotta contro l'Aids e uno strenuo innovatore nel panorama stagnante delle arti. "È solo oggi verso la fine della mia carriera che vengo riconosciuto ed accettato - forse è troppo tardi - non è strano?" (Derek Jarman)- Jarman arriva al cinema attraverso la pittura e il lavoro di scenografo, prima teatrale e poi cinematografico, con Ken Russel. La reciproca contaminazione delle diverse pratiche artistiche perseguite da Jarman rende impossibile stabilirne una gerarchia. Nonostante le oggettive difficoltà sperimentate dal regista nel trovare i finanziamenti necessari alle sue produzioni, la pittura non diventa per lui né un ripiego né un rifugio. "Per me il cinema e la pittura partono dalla stessa esigenza di libertà di fronte ad uno spazio bianco da riempire". Il lavoro sull'immagine, l'innesto del video sulla pellicola, la mescolanza di stili ed epoche diverse nelle scenografie e l'incoerenza temporale del racconto filmico, dimostrano la duttilità di chi è capace di passare da un medium all'altro anche quando ne mantiene gli stessi contenuti. La gestazione laboriosa e prolungata dei suoi diversi progetti (sei anni per "Caravaggio") contraddice l'immagine di un Jarman regista improvvisatore. Basta leggere le sue sceneggiature per accorgersi del meticoloso processo di scrittura, e della limpidezza con la quale il regista formula il suo pensiero narrativo. Il senso di ogni singola scena è chiarificato dalla presenza di un titolo corrispondente mentre i disegni, che arricchiscono così spesso le copie personali delle sue sceneggiature, valgono come precise notazioni visive. Soltanto con "Angelic Conversation", "The last of England" e "The Garden" si può parlare, anche se solo relativamente, di improvvisazione. "Ho dato il minimo di direttive possibili. La maggior parte delle scene si sono dirette da sé". Se è pur vero che nel caso di questi film non esiste una sceneggiatura vera e propria, la mole di appunti e il cumulo di materiale-base indicano la direzione del film e rivelano il disegno del prodotto finale, se non nella sua forma almeno nei suoi significati. Sebbene le sceneggiature abbiano un carattere proteiforme non per questo sono rigidamente strutturate. L'impalcatura narrativa si regge spesso su spunti diversi mutuati dalle arti o dalla religione e dell'alchimia (una poesia anglosassone e i vangeli in "The Garden"; la partitura del "War Requiem" di Britten e un quadro preraffaellita in "The Last of England"). Questi diventano, in alcuni casi, semplici alibi, che giustificano l'introduzione di tematiche apparentemente aliene in un contesto con il quale non dovrebbero avere alcun rapporto (l'alchimia nella Londra punk di "Jubilee"). Le innovazioni linguistiche di Jarman riposano sull'eterogeneità degli ingrdienti. Il rifiuto dei generi, delle convenzioni narrative e soprattutto della tradizione del cinema inglese - ossidatosi su sterili adattamenti dei classici della letteratura, da Jane Austen a Dickens, o prostituitosi alla logica del mercato ( i film di Joff, di Hudson e della scuderia di David Puttnam) - porta Jarman a rifondare la nozione di autore quale garante del discorso. La sua autorialità non è però la dispotica manifestazione di uno sterile ed opprimente egocentrismo, bensì l'onesta articolazione di un discorso che per essere convalidato deve essere fatto in prima persona. Alla luce delle misure discriminatorie del governo conservatore inglese (la famigerata clausola 28), l'omosessualità del regista e la sua sieropositività danno legittimità e pregnanza alle sue interpretazioni personalizzate di eventi e personaggi (come Edoardo II) assunti a partigiani della causa. Nelle opere di Jarman la narrazione è spesso "presa in ostaggio" da vicende personali (il suo coinvolgimento con gli interpreti del caso di "The Angelic Conversation") o da accadimenti estemporanei (l'irruzione del gruppo attivista OutRage! Sul set di "Edoardo II") concertati in modo che la loro collusione con il soggetto di fondo produca nuove sfumature di senso. Tra le diverse tematiche si individuano: il processo creativo e il ruolo dell'artista come catalizzatore di impulsi "proibiti", il disagio sociale di una nazione imperniata sull'individualismo, la messa in discussione di tutti i valori morali dati come assoluti, il perverso potere dei mass media, la rilettura delle mitologie storiche, e la distruzione del paesaggio. Tra questi emerge l'omosessualità che non è mai una semplice costante, quanto piuttosto un'invariante profonda e costitutiva della trama narrativa. Stranamente nei super 8 questo elemento è solo poco più che una componente secondaria, mantenuta a livello di sottotesto e appena ravvisabile in certi accenti iconografici. L'articolazione del "pensiero omosessuale" di Jarman avviene nei lungometraggi attraverso figure e personaggi storici ("Sebastiane", "Caravaggio", "Edoardo II"), sequenze allegoriche ed argomentazioni politiche dirette o satiriche ("Sod'em' Pansy"). Agli inizi degli anni Ottanta Jarman riunisce attorno a sé un gruppo di giovani di talento, John Maybury, Cerith Wyn Evans e Richard Heslop, rappresentanti di una nuova generazione di studenti d'arte, che interpretano il cinema amatoriale come una forma di guerriglia. Lo stile onorico-contemplativo di Jarman si indirizza verso un'inedita aggressività volta a scavare la realtà urbana della capitale. In "The queen is dead" (1986) le riprese frenetiche e il vorticoso montaggio di Heslop, Maybury e Wyn-Evans illustrano la rabbia giovanile e l'opposizione al clima pesantemente reazionario diffuso nel paese. Fatta eccezione per Laurence Olivier ("War Requiem") Jarman non lavora mai con nomi di spicco, preferendo dirigere un cast di attori alle prime armi o amici. E' proprio la presenza di amici e collaboratori a dare una certa continuità all'opera del regista. Poco prima di morire, e ormai inchiodato al letto di un ospedale, Jarman completa "Glitterburg", l'ideale corollario di "Blue", il suo testamento spirituale.

    Filmografia

    Glitterburg 1994
    Blue 1993
    Wittgenstein 1993
    Edward II ...alias Edoardo II 1991
    The garden 1990
    War requiem 1988
    Aria (segment "Louise") 1987
    The last of England 1987
    Caravaggio 1986
    The Angelic conversation 1985
    Imagining october 1984
    Pirate tape 1983
    Sloane square: a room of one's own 1981
    T.G.: Psychic rally in heaven 1981
    In the shadow of the sun 1980
    The Tempest 1979
    Jubilee 1977
    Sebastiane 1976


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    hiara
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    00 13/05/2005 14:53
    ti ringrazio, ho sentito parlare molto di lui ma non ho visto ancora nulla. magari se hai qualcosa postalo nella sezione scambi. altrimenti mi fornirò nella cara vecchia biblioteca..
    i simpatici mi stanno antipatici, i comici mi rendono triste
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    cyborg di protocollo
    00 13/05/2005 22:43
    ti posso elasticizzare il dvd super8 preogramme vol.1, te lo do insieme alla maglietta dei dhmnz quando ci rivedremo.
    Gli altri titoli ce li ho in vhs e non posso duplicarli.
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    hiara
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    00 14/05/2005 00:57
    duck core do
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    00 18/06/2005 15:54
    sto cominciando a vedere i programmi superotto di Jarman...precisamente Glittenburg. e a dire il vero ho messo anche un po' di Brackage ierinotte. e anche il regno, che però, non ci avevo pensato, è in Danese.
    poi ti dico.
    indosso una lunga maglietta che mi fa sudare sangue

    [Modificato da hiara 18/06/2005 16.15]

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    hiara
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    00 27/07/2005 22:17
    Glitterburg, documentario che trascolora nel fantastico, con le musiche di Brian Eno. Si parte da singolari esercizi di stile in studio per poi calarsi nelle scene di vita "reale", mascherate dove il bianco e nero riesce ad essere "colorato" e accecante (come nell'incoronazione della drag queen di colore, il cui volto è spaesato, isterizzante e gioioso). tra i ricordi del regista compaiono fantasmi di persone scomparse, apparizioni melanconiche e sfuggenti nell'euforia infuocata del film.
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